Napoli, facimmo 'e buffune: il successo non è più un caso, è un merito
Napoli e il Napoli sono una realtà, città e calcio sono assoluti protagonisti in Italia e nel mondo. Il capoluogo partenopeo è riuscito a risorgere con grande merito.

Facimmo 'e buffune. Oggi possiamo dirlo senza paura e senza imbarazzo. Anzi, dobbiamo dirlo. Per troppo tempo siamo stati educati alla modestia, alla prudenza, al timore di apparire presuntuosi. Ci hanno abituato a pensare che Napoli, quando vince, lo fa quasi per caso. Quasi ospite nei salotti buoni del calcio e della società italiana e internazionale. Ci hanno fatto credere che il nostro posto fosse quello del viaggiatore di passaggio sui binari del successo. Uno che sale sul treno della gloria per poi scendere alla prima stazione. Oggi non è più così. Oggi quel treno lo guidiamo noi. Oggi possiamo permetterci di fare i buffoni, perché essere buffoni, in questo caso, non significa essere presuntuosi o altezzosi. Significa essere consapevoli della nostra forza e del nostro diritto di stare in alto.
Questa città e questa squadra hanno conquistato sul campo, con il gioco, con l’organizzazione, con la capacità di costruire un modello di business vincente, un posto stabile tra le grandi. Il Napoli non è più la sorpresa. Napoli è tra le città più visitate al mondo. Non è più l’outsider. È una realtà consolidata. E i suoi cittadini-tifosi hanno il dovere di prenderne atto e di comportarsi di conseguenza. Non dobbiamo più chiederci scusa per essere forti. Non dobbiamo più abbassare lo sguardo. Non dobbiamo più essere umili per forza, perché la nostra forza ce la siamo guadagnata. E ora è il momento di viverla senza complessi, senza timori, senza quella modestia che, a volte, diventa un freno più che una virtù.
Nel mondo dell’impresa, come nello sport, arriva un momento in cui la consapevolezza del proprio valore diventa un asset strategico, un vantaggio competitivo, un carburante per continuare a crescere e innovare. È il momento in cui l’organizzazione non deve più limitarsi a reagire agli stimoli esterni, ma deve saper guidare il mercato, dettare il ritmo, costruire un’identità forte e riconoscibile, capace di generare valore non solo economico ma anche sociale e culturale. Come insegna il modello di leadership trasformazionale, è qui che il gruppo deve essere capace di ispirare e motivare, trasformando la forza interna in una visione condivisa che orienta le scelte e rafforza il senso di appartenenza. Ed è anche il momento in cui il rischio dell’overconfidence, ben descritto nella letteratura sulla psicologia manageriale, deve essere governato con quella che Jim Collins definisce la disciplina della “level 5 leadership”: una combinazione di determinazione ferrea e umiltà autentica.
Oggi il Napoli e la sua gente devono smettere di pensarsi come ospiti e iniziare a pensarsi come padroni di casa. Perché il successo non è più un traguardo fortuito, ma il frutto di un percorso serio e solido, costruito con visione strategica, capacità gestionale e cura della propria comunità. In azienda, come nello stadio, la vera sfida è questa: riconoscersi per ciò che si è, e non per ciò che gli altri ci vogliono far credere, facendo proprie le logiche del growth mindset, cioè quella mentalità orientata alla crescita continua e alla valorizzazione dell’esperienza come leva per migliorare e consolidare i risultati.
Facimmo 'e buffune, allora, diventa un invito. Un richiamo a non avere più paura di mostrarci per quello che siamo: forti, consapevoli, protagonisti. Perché non c’è nulla di sbagliato nell’essere fieri della propria forza e nel viverla con orgoglio.





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